Onde d’urto

Onde d’urto

Le onde d’urto sono una metodica non invasiva utilizzata nel trattamento di molte patologie ortopediche, in particolare nelle tendiniti, caratterizzate da uno stato infiammatorio locale. Le onde d’urto hanno, infatti, delle proprietà antinfiammatorie, anti-dolorifiche, anti-edemigene nonché stimolanti la riparazione dei tessuti.

Dal punto di vista fisico, le onde d’urto sono delle onde acustiche, ovvero impulsi sonori, caratterizzati da una particolare morfologia d’onda che si traduce in una stimolazione meccanica diretta sul bersaglio da trattare. Esse sono generate, in sequenza rapida e ripetuta, da apposite apparecchiature, all’interno di un mezzo acquoso e poi convogliate su un punto, il fuoco, che è il bersaglio oggetto di trattamento: ogni singola onda è data da un rapidissimo picco di pressione positiva è seguito da una fase, di poco meno rapida, di pressione negativa. Questo meccanismo consente di trasmettere la quantità di energia desiderata alla profondità desiderata, a seconda dell’effetto terapeutico che si vuole ottenere.

Il meccanismo d’azione delle onde d’urto è profondamente diverso a seconda che il bersaglio sia una struttura non vitale (es. un calcolo renale) o un tessuto vivente (es. un tendine).
Consideriamo, nel primo caso, i calcoli renali che sono delle concrezioni calcifiche, inerti e molto dure che, quando investite dalle onde d’urto regolate a opportune energie, si frantumano per poi venire espulse come frammenti di minori dimensioni.
I tessuti viventi, quali l’osso, i muscoli, i tendini e i legamenti, quando raggiunti dalle onde d’urto (a livelli energetivi adeguati alla sede di trattamento), non subiscono danni nè si frantumano come accade per i calcoli renali: ricevono invece una serie di micro-traumi che fungono da una sorta di micro-idromassaggio che innesca una serie di reazioni cellulari, cascate enzimatiche e reazioni biochimiche con produzione di mediatori e fattori di crescita che conducono a un effetto antinfiammatorio, antidolorifico e antiedemigeno. In particolare, si verifica un aumento della vascolarizzazione locale, anche mediante la formazione di nuovi vasi, in un contesto di riparazione cellulare, in grado anche di “sciogliere” e poi rimuovere le microcalcificazioni che spesso si formano in sede tendinea e sono causa di dolore. Le calcificazioni tendinee hanno una consistenza ben diversa da quella dei calcoli renali: l’onda d’urto di per sè non può frantumarle, bensì attivare il meccanismo riparativo sovra-descritto, che, come tutte le reazioni riparative enzimatiche, richiede diverso tempo per completarsi. 

Cos'e' l'onda d'urto

L’onda d’urto è essenzialmente un’onda acustica ad alta energia, frequentemente utilizzata in medicina a scopo diagnostico (ecografia) e terapeutico (fisioterapia). L’onda d’urto è un impulso singolo ad incremento pressorio molto rapido seguito da un decremento più lento. Inoltre i valori di pressione sono circa 1000 volte superiori rispetto all’ultrasuono (500 bars vs 0,5 bar). L’onda è generata da un elettrodo (elettroidraulico, elettromagnetico e piezoelettrico) che produce una scarica elettrica ( lo schiocco caratteristico) in una camera circondata da una membrana di gomma che è posta a contatto con la cute e permette la trasmissione delle onde d’urto in profondità (fino a 10 cm) su di una superficie grosso modo di un dito pollice (6mm x 60mm). L’onda d’urto si diffonde attraverso i tessuti umani seguendo la legge dell’impendenza acustica cioè la differente capacità di ogni tessuto a riflettere l’onda acustica.

Per che cosa e' utilizzata l'onda d'urto in ortopedia

Vi sono due campi di utilizzo di questa tecnica:

  • In traumatologia per la mancata guarigione della frattura ossea detta in termini medico pseudoartrosi o ritardo di consolidazione dopo l’insuccesso del trattamento chirurgico o dell’uso di apparecchi gessati (distanza minore o uguale a 5mm)
  • Tutte le affezioni infiammatorie delle strutture tendinee e muscolari in particolare:
    • tendinite della spalla (periartrite calcifica e non)
    • epicondilite ed epicotrocleite (gomito del tennista o gomito del golfista)
    • pubalgia
    • tendinite del gran trocantere
    • tendinite achillea (achillodinia)
    • sperone calcaneare (tallonite)
    • fascite plantare

Quali sono le malattie piu' trattate con le onde d'urto?

Circa l’80% dei trattamenti è rivolto al secondo gruppo di affezioni e cioè quello che interessa i tessuti molli (tendini e muscoli), assai più frequenti dei ritardi di consolidazioni delle fratture. Tuttavia sono proprio le tendiniti, le epicondiliti, le periartriti e le fasciti che sono più difficili da risolvere e costringono il paziente a lunghi e ripetuti cicli di terapia farmacologica e di fisioterapia e talvolta anche ad interventi chirurgici.

Quali sono i dati statistici di guarigione con questa terapia?

Per quanto riguarda la guarigione dei ritardi di consolidazione delle fratture il successo si verifica nel 75% dei casi; per le tendiniti e tutte le infiammazioni dei tessuti molli l’incidenza di guarigione varia dal 70 al 90%.

Ci sono delle limitazioni o controindicazioni?

Esistono delle controindicazioni come in qualsiasi trattamento medico. Tra le principali vi sono lo stato di gravidanza, l’età dello sviluppo nelle zone del corpo ove le cartilagini di accrescimento sono ancora attive, la presenza di pace-maker cardiaco.

Il trattamento è doloroso?

Sulle zone infiammate dei tessuti molli l’onda d’urto può provocare dolore, ma questo non è mai talmente fastidioso da richiedere una terapia antidolorifica. Sulle ossa lunghe sono utilizzate energie maggiori ed allora a volte si richiede una leggera analgesia. Talvolta può comparire un arrossamento cutaneo subito dopo l’applicazione ma scompare rapidamente.

Come si svolge il trattamento?

Si identifica la regione dolorante, la membrana è posta sulla cute, quindi avviene la regolazione della pressione della membrana, impostazione della frequenza (fino a 240 colpi/min) e del livello d’intensità dell’onda d’urto.

Quanto dura ogni seduta? quanto dura il trattamento completo?

La durata di ogni seduta e del trattamento completo dipende dalla patologia e dal tipo di apparecchiatura. In generale una singola seduta, di circa 25 minuti, può essere già sufficiente per la guarigione di una frattura, mentre per i tessuti molli (tendiniti) è in genere necessaria una seconda ripetizione, ma il singolo trattamento non dura più di 4/5 minuti.

Quali precauzioni deve osservare il paziente in terapia?

Deve necessariamente evitare di sovraccaricare e di sollecitare eccessivamente la zona infiammata ed anche eseguire esercizi di mobilizzazione attiva delle articolazioni interessate non appena la riduzione del dolore lo consente. È importante l’associazione di una terapia del movimento o chinesiterapia per recuperare la normale funzione, soprattutto per quelle articolazioni come la spalla, il gomito, il ginocchio o la caviglia che maggiormente risentono dell’immobilizzazione.

Questo trattamento può sostituire l'intervento chirurgico?

In alcuni casi può veramente sostituire la chirurgia. Nelle fratture che hanno già subito uno o più interventi precedenti anche una sola seduta può essere risolutiva per la guarigione. Inoltre, in alcuni casi di periartrite di spalla o di epicondilite al gomito il trattamento con questa metodica può risparmiare al paziente una operazione, permettendo un ottimo recupero articolare.

Per i pazienti che hanno seguito altre terapie è consigliabile affidarsi a questo trattamento?

Questa è in realtà la condizione più frequente. Il paziente viene a sapere di questa terapia dopo aver sperimentato il fallimento o il beneficio solo temporaneo di altri trattamenti.
Pertanto chi utilizza questa apparecchiatura verifica quotidianamente l’efficacia anche in forme già ripetutamente curate con altre terapie. Ciò non toglie che le onde d’urto si possano utilizzare sin dall’insorgenza dei disturbi come spesso avviene per gli atleti.

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