SAI CHE C’E’? SONO DISLESSICO

SAI CHE C’E’? SONO DISLESSICO

DI Benedetta Lorenzini

 “Io credo, sulla base dell’esperienza clinica, che quando ad un bambino viene comunicata una diagnosi su di sé, piccola o grande che sia, possa aver bisogno, molte volte, di uno spazio e di un tempo per poter elaborare quanto gli sta accadendo. E lo stesso vale per i suoi genitori. Questo è il significato più profondo di questo mio lavoro. Dott.ssa Lorenzini”

Questo lavoro con i bambini dsa e l’emdr è un’esperienza in parte pionieristica che ha portato la collega ad una prima pubblicazione scientifica su una rivista specialistica. Presso il nostro centro i bambini possono essere accompagnati a comprendere ed elaborare eventuali diagnosi che li riguardano.

 

Di seguito la recensione del libro pubblicata sulla rivista EMDR del Febbraio 2018

Il libro “Sai che c’è? Sono dislessico” prende spunto dalla sedute EMDR effettuate con diversi pazienti a cui è stata diagnosticata un dislessia od un altro disturbo dell’apprendimento.

In seguito alle valutazioni cognitive ed alle eventuali diagnosi conseguenti, l’autrice ha focalizzato come i bambini (e spesso anche i loro genitori) avevano bisogno di “uno spazio e un tempo” per comprendere ed elaborare quello che stava loro succedendo.

Lavorare con EMDR in quel frangente permetteva loro di fare questo processo. Queste sedute permettevano di comprendere perché si stessero trovando in difficoltà e che cosa significasse essere dislessici. Permetteva inoltre di sviscerare e affievolire quella percezione di “essere meno bravi” o “difettosi” che spesso questi bambini stavano sviluppando.

L’autrice riferisce che uno dei suoi pazienti, L, effettivamente dislessico e con un quoziente intellettivo molto alto, aveva deciso di smettere del tutto di imparare e di leggere, convinto di non esserne per nulla in grado. In lui era scattato un rifiuto secondario che andava ben oltre le sue difficoltà oggettive, ma che riguardava tutto ciò che era anche solo vagamente inerente alla lettura e alla scrittura. Fu così che nacque l’idea di effettuar con lui alcune sedute EMDR successive alla diagnosi, per andare a rintracciare le esperienze negative o sfavorevoli relative all’apprendimento che giustificassero tale atteggiamento difensivo così evidente in lui. Questa parte della terapia è iniziata dai ricordi della scuola dell’infanzia e dai primi disegni da lui svolti che non piacevano ai compagni e, a suo dire, alla maestra. Fino poi ad arrivare alle prime esperienza in prima elementare. In cui tutti avevano imparato a leggere e scrivere bene, dal suo punto di vista, mentre lui “andava lento e faceva errori”. Dopo qualche mese aveva iniziato a scoraggiarsi, a fare fatica a stare attento e a cercare di attirare l’attenzione in altri modo (facendo ridere i compagni, “muovendosi e facendo lo sciocco”). L, aveva bisogno di raccontare e di raccontarsi e man mano che poteva farlo a fare tutte le domande che gli stavano a cuore, stava meglio. Son state rafforzate le esperienze di vita in cui si era sentito bravo, forte o coraggioso. In principio, tali cognizioni erano tutte legate al contesto extra scolastico, quali il calcio o gli amici, poi piano piano, sono sorte anche cognizioni positive legate alla scuola. Ovviamente il tutto si è inserito in una cornice di supporto anche alla genitorialità e ad una serie di strategie e PDP in accordo con la scuola e la famiglia secondo la normativa vigente in materia.

E’ dai racconti e dalle sedute EMDR effettuate con tali piccolo messaggi pazienti, che l’autrice ha pensato di creare un piccolo libricino, integrando il più possibile le loro parole e le loro elaborazioni, inserendo il meno possibile il suo punto di vista. Questo libretto è fatto interamente di quanto ognuno di loro ha raccontato, liberamente o durante i Movimenti Oculari. E’ stato usato in conclusione di percorsi, sempre in sedute EMDR, come strumento per il tapping, alla presenza di uno dei due genitori del bambino. Questo libro può offrire uno spunto di riflessione per chi lavora con questi bambini e le loro famiglie, inoltre può essere utile come punto di partenza per chi, in diversi contesti, si trova a lavorare con i minori a cui è necessario comunicare una piccola o grande diagnosi.

Il titolo di questo libricino viene da un’espressione di un piccolo paziente, che alla fine del percorso, non veniva più con i pattini ai piedi o chiedendo la possibilità di fare dei giri per lo studio , perché agitato! In una delle ultime sedute ha chiesto spontaneamente di leggere lui un libro ad alta voce alla sua terapeuta, Ora, quando gli capita di sbagliare a leggere dice : “Scusate è che sono dislessico” e ha imparato a non tirarsi più indietro! Ha ritrovato la fiducia nel fatto che anche lui può imparare!

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