15 Marzo – Giornata Nazionale
del Fiocchetto Lilla
Oggi, nella Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, vogliamo accendere i riflettori sui Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA), condizioni che non riguardano solo il cibo, ma anche emozioni profonde, pensieri e percezioni distorte di sé.
Cosa succede nella mente di chi soffre di un DNA?
I DNA, come anoressia, bulimia e binge eating disorder, hanno radici complesse che intrecciano fattori biologici, psicologici e sociali. Alcuni meccanismi chiave includono:
Senso di inadeguatezza e bassa autostima – Chi soffre di un DNA spesso sente di non essere “abbastanza”: non abbastanza magro, bravo, accettato. Il controllo sul cibo e sul corpo diventa un tentativo di compensare questa insicurezza.
Distorsione dell’immagine corporea – La percezione di sé è alterata: ci si vede in modo diverso dalla realtà, con un focus esasperato sui difetti. Questo porta a insoddisfazione costante e a comportamenti estremi per cambiare il proprio aspetto.
⚠️ Controllo e gestione emotiva – Il cibo diventa una strategia per affrontare ansia, stress, solitudine o senso di colpa. Il digiuno può dare un’illusione di forza, mentre abbuffarsi può essere un modo per anestetizzare il dolore emotivo.
Pensiero rigido e perfezionismo – Molte persone con DNA hanno standard elevatissimi per sé stesse, con pensieri del tipo “se non seguo perfettamente la mia dieta, ho fallito”. Questa rigidità mentale può amplificare il ciclo del disturbo.
Paura del giudizio e isolamento – La vergogna e la paura di non essere compresi portano spesso chi soffre a chiudersi in sé stesso, rendendo ancora più difficile chiedere aiuto.
E i familiari? Come possono aiutare?
Affrontare un DNA non è facile neanche per chi sta accanto a chi ne soffre. È normale provare frustrazione, senso di impotenza e paura. Ecco alcuni consigli utili:
✅ Informarsi – Capire che i DNA non sono solo una questione di cibo, ma disturbi complessi, aiuta a offrire un supporto più efficace.
✅ Evitare giudizi e pressioni – Commenti sul corpo o sul cibo possono essere dannosi, anche se detti in buona fede. Meglio mostrare comprensione e disponibilità all’ascolto.
✅ Offrire sostegno emotivo – Essere presenti senza forzare il dialogo, far sentire la propria vicinanza e normalizzare la richiesta di aiuto professionale è fondamentale.
✅ Chiedere aiuto anche per sé stessi – Sostenere una persona con un DNA può essere emotivamente impegnativo. Esistono gruppi di supporto e professionisti che possono aiutare anche i familiari a gestire meglio la situazione.
Parlarne è il primo passo
Bellusco, 13/03/2025
Psicologa e Psicoterapeuta
Dott.ssa Lara Parma
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